Cosa ha rappresentato per me la presenza di Avsi in questi anni?
Direi una compagnia di amici, Marco, Fabrizio, Irene, Danilo, Loris…
Con le proposte, mi hanno aiutato a vivere una attenzione alla realtà più grande di quella che avrei avuto normalmente.
Tutto ciò è avvenuto però attraverso delle iniziative che puntavano sul bello, sul buono e sul gusto.
Mi spiego meglio.
Durante un momento di vacanza in montagna, che viviamo tutti gli anni, questi amici ci hanno proposto, in questi 30 anni, una degustazione di prodotti tipici, quali vino, affettati, formaggi, cioccolate, tabacco, rum. Il ricavato di tale attività andava a finanziare i progetti che Avsi quell’anno sosteneva nei vari paesi.
Mentre i nostri amici ci presentavano questi prodotti enogastronomici di eccellenza, invitandoci a gustare con gusto i vini bianchi e rossi scelti fra le eccellenze locali, nazionali o internazionali, i salumi, dal culatello di Zibello, al crudo Parma, al salame felino, passando dai formaggi come l’erborinato di capra, accompagnato da vari tipi di accompagnamenti come mostarde, marmellate, olive ecc.,
ci trovavamo a scoprire cose nuove e sfiziose e quindi a provare un gusto veramente nuovo per noi.
Sapere inoltre che in tale occasione sostenevamo un progetto di aiuto alle popolazioni che avevano bisogno ci dava un gusto ancora maggiore di quello legato semplicemente al gustare delle cose buone.
Per me, questa è fra le esperienze più importanti della vita, in linea con le mie radici italiane (il popolo che vive per mangiare, come dice il nostro amico polacco Caesar) e parmensi in particolare.
Forse è per questo che durante tali degustazioni si respira un clima di cordialità e di gioia decisamente più grande di quello provato anche in un ristorante famoso.
Alcuni ritengono che tale clima sia dovuto agli effetti dell’alcool, nulla di più lontano dalla realtà delle cose.
La ragione forse è bene espressa da questo brano tratto da Il senso della caritativa di don Luigi Giussani:
Innanzitutto, la natura nostra ci dà l’esigenza di interessarci degli altri.
Quando c’è qualcosa di bello in noi, noi ci sentiamo spinti a comunicarlo agli altri.
Quando si vedono altri che stanno peggio di noi, ci sentiamo spinti ad aiutarli in qualcosa di nostro. Tale esigenza è talmente originale, talmente naturale, che è in noi prima ancora che ne siamo coscienti e noi la chiamiamo giustamente legge dell’esistenza.
Noi andiamo in «caritativa» per soddisfare questa esigenza.
Quanto più noi viviamo questa esigenza e questo dovere, tanto più realizziamo noi stessi; comunicare agli altri ci dà proprio l’esperienza di completare noi stessi.
Tanto è vero che, se non riusciamo a dare, ci sentiamo diminuiti.
Interessarci degli altri, comunicarci agli altri, ci fa compiere il supremo, anzi unico, dovere della vita, che è realizzare noi stessi, compiere noi stessi.
Prova di questo, è il fatto che a conclusione della iniziativa le persone più allegre aiutano a rimettere a posto tutto con la stessa allegria di prima nel raccogliere le cose, lavare i bicchieri, pentole e posate.
Condivido tutto quello che ha descritto e raccontato mio marito, aggiungerei il ricordo della Degustazione tenuta nel 2006, in occasione della festa del 60° compleanno del mio Capo.
La cena contava una sessantina di persone che hanno liberamente offerto, a fine serata il loro contributo per le opere di AVSI.
Ancora oggi non perdono occasione di ricordare tale avvenimento, di ringraziarmi dell’esperienza vissuta: tale proposta colpisce chiunque a prescindere dall’età, sesso, lingua, professione.
Grazie AVSI Alto Adige e ai loro volontari